Un miliardo per sapere - grottesco

Racconto dei tempi della lira...

UN MILIARDO PER SAPERE

La vita è una lunga morte. Iniziamo a morire dal momento in cui nasciamo. La morte è necessaria: se non si morisse nessuno saprebbe di essere vivo.
Questa era la filosofia di Adamo Ghirini, un pensiero maturato in trent’anni di vita solitaria e meditativa.
Adamo viveva in un isolato appartamento di un isolato condominio di un’isolata città dell’Italia del nord. Un’altra riflessione di Adamo era la seguente: più si è circondati di gente, più si è soli.
Un freddo mattino di metà novembre Adamo venne svegliato dal campanello di casa sua. Andò ad aprire, guardò nello spioncino ma non vide nessuno. Assicurandosi che il catenaccio (uno di quelli che permettono di tenere l’uscio aperto di una decina di centimetri) fosse ben agganciato, dischiuse la porta e sbirciò nel pianerottolo. Nessuno. La sua attenzione fu attratta da una lettera che giaceva sullo zerbino. La raccolse e rientrò.
Siccome era un tipo tranquillo che non si faceva prendere dall’ansia tornò a letto e finì di dormire. Solo tre ore più tardi aprì la lettera e lesse:
    “Egregio Signor Ghirini, saremmo lieti di riceverla nel nostro ufficio il giorno 22 novembre per sottoporle una nostra offerta”
La lettera concludeva con l’indirizzo dell’ufficio e l’ora dell’appuntamento.
Adamo pensò che era una lettera strana e misteriosa, ma siccome il 22 non aveva niente da fare (così come non lo aveva il 23, né il 24, né in qualsiasi altro giorno dell’anno) decise di andare all’appuntamento.
La mattina del 22 si alzò presto. Odiava alzarsi presto la mattina; preferiva alzarsi presto la sera tardi.
L’ora dell’appuntamento era fissata alle dieci. Alle dieci Adamo suonò il campanello dell’ufficio.
Stette un quarto d’ora nella sala d’aspetto. Poi venne fatto accomodare in un angusto studio con i mobili in rovere.
La persona seduta alla scrivania era sulla cinquantina, la pelle tirata come quella di un tamburo metteva in rilievo tutti gli spigoli del suo teschio.
-    Lieto di vederla, signor Ghirini.
La sua voce era sottile, acuta.
-    Piacere mio.
-    Vuole un sigaro? Qualcosa da bere? Lei si chiederà perché l’abbiamo fatta venire qui.
-    No, grazie. Beh, sì... me lo chiedo.
-    Bene. Le dico subito che non vogliamo offrire un lavoro né chiederle di partecipare a un gioco a premi.
-    Mi sento già meglio.
-    Quello che vogliamo è...
-    Sì?
-    Vogliamo offrirle un miliardo di lire.
-    Può ripetere? Temo di non aver...
-    Ha capito benissimo.
-    Un miliardo? E perché?
-    Lasci che le spieghi: noi siamo un gruppo di persone che ha conoscenze in alto, molto in alto. Vede, noi siamo in grado di conoscere con estrema precisione il momento esatto della morte di ogni essere umano.
-    Addio.
Adamo si era voltato con l’intenzione di andarsene senza dire nient’altro, ma la voce stridula lo fermò.
-    Aspetti, non se ne vada, mi lasci finire.
-    Non ho il tempo... cioè non ho la voglia di sentire certe...
-    Mi lasci finire, le dico. Poi potrà scegliere liberamente. Cosa le costa starmi ad ascoltare?
Adamo ci pensò su per un pezzo, poi disse:
-    E va bene, proceda pure.
-    Grazie. Dunque, noi le offriremmo un miliardo di lire per farle conoscere il momento esatto in cui lei morirà.
-    Anche ammesso che voi foste in grado di stabilire...
-    No. Noi non stabiliamo. Noi sappiamo.
-    Va bene. Ma perché...
-    Conoscere il momento esatto della propria morte può far sorgere dei... problemi nell’interessato, e quindi noi offriamo un miliardo per rendere questi problemi meno... più sopportabili, ecco.
-    Ma a voi che ve ne viene?
-    Noi ci siamo sempre chiesti quale effetto produrrebbe tale consapevolezza, tale conoscenza sulla gente, e così abbiamo deciso di fare un esperimento con lei.
-    Secondo me siete un branco di pazzi furiosi.
-    Quindi penso che non avrà nessuna difficoltà nell’accettare la nostra proposta. Se lei non crede nelle nostre capacità non importa. Si prende comunque un miliardo.
-    E perché non me lo dite di idea vostra, senza pagarmi?
-    È stabilito, signor Ghirini, che nessuno sappia della propria morte se non vuole. Il miliardo è per accattivarci la sua volontà!
-    Avete un contratto da...
-    Nessun contratto. Lei si prende il miliardo e noi le diciamo quando morirà.
-    Beh... dovrei pensarci su.
-    Faccia pure con comodo. L’aspetto qui fra tre giorni.
Adamo se ne tornò a casa e stette tre giorni a pensare alla strana proposta ricevuta.
Era vero che non credeva ad una sola parola di quello che aveva sentito. D’altra parte, anche se non ci si crede, se uno ti dice “morirai il giorno x” tu non stai tranquillo; pensi sempre “sarà vero, non sarà vero”... Comunque un miliardo è sempre un miliardo.
Adamo aveva trent’anni, e anche se avesse saputo che avrebbe dovuto morire a settanta o a ottanta il miliardo se lo sarebbe goduto.
Alla fine decise che avrebbe accettato la proposta.
Il 25 si ripresentò in quell’ufficio.
-    Mi fa piacere rivederla qui. È segno che ha accettato?
-    Proprio così. Ho deciso che non ho nulla da perdere.
-    È proprio sicuro di volerlo?
-    Sì, sono sicuro.
-    Non vuole ripensarci? Posso darle altri tre giorni.
-    Paura di dover dar via un miliardo? Non ho bisogno di ripensarci. Ho deciso. Ci sto.
-    Bene. Come vuole.
L’uomo si girò, aprì la cassaforte che si trovava dietro la sua poltrona e ne tirò fuori una valigetta.
-    La apra, signor Ghirini.
Adamo la aprì. Era piena di banconote.
-    Diecimila banconote da centomila lire. Cinquanta mazzette da duecento banconote. Venti milioni la mazzetta, signor Ghirini.
Adamo controllò; era vero. In quella valigetta c’era la bellezza di un miliardo.
-    Tutto a posto, signor Ghirini?
-    Tutto a posto.
-    È pronto adesso a sapere quando morirà?
-    Prontissimo, spari pure.
-    È sicuro che non vuole ripensarci? È ancora in tempo.
Adamo diede un’occhiata alla valigetta.
-    Sono sicuro. Dica pure.
-    Bene. Signor Ghirini, lei morirà... ADESSO!!!
L’uomo estrasse un revolver, lo puntò contro il petto di Adamo e fece fuoco. Il proiettile dirompente calibro 44 Magnum scaraventò il corpo addosso alla parete opposta alla scrivania, da dove Adamo ricadde, privo di vita.
Due giorni più tardi l’uomo stava scrivendo una lettera uguale a quella che aveva scritto ad Adamo, ma ad un diverso destinatario.
Adamo era stato il settimo a cadere nella ragnatela della cupidigia e della conoscenza.
Ce ne sarebbero stati altri!


Cesare Bartoccioni
26 ottobre 1992

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