Risposta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi sulla "Buona Scuola"

Gentile Presidente del Consiglio,
ringraziandoLa per la sua cortese lettera di delucidazioni sulla “Buona Scuola”, volentieri Le rispondo su alcuni punti che secondo me necessitano di chiarimento.
Premetto che sono un insegnante, e non ho aderito allo sciopero del 5 maggio principalmente per due ragioni: 1. ritengo che i grandi sindacati italiani abbiano, oggettivamente, le loro colpe su diverse situazioni
problematiche dei lavoratori della scuola e del settore pubblico in generale;
2. la riforma proposta
dalla “Buona Scuola” ha anche alcuni punti condivisibili (assunzioni di precari, ritorno ai concorsi - io sono entrato in ruolo per Concorso del 1999..., edilizia scolastica, focus sull'autonomia scolastica).
Ho invece aderito a suo tempo allo sciopero indetto dal sindacato indipendente SAESE, principalmente per
portare avanti la proposta di rendere temporaneo il ruolo dirigenziale, non solo nella scuola, ma in tutto il settore pubblico, in modo da evitare che si formino caste e che i dirigenti "dimentichino" il lavoro giornaliero e le sfide quotidiane dei loro sottoposti.
Detto questo, vorrei sollevare alcune critiche sul progetto governativo della “Buona Scuola”:
1. Prima di tutto, il metodo. Una riforma di questo tipo andrebbe portata avanti in modo condiviso e comunque con un serrato confronto con le parti interessate. Questa sarebbe una buona pratica sempre; lo è specialmente nel caso del Suo Governo, dato che Lei non ha ottenuto un'investitura popolare sulla sua persona;
2. Promettere più soldi agli insegnanti, legati a formazione e merito, andrebbe bene se visto come un bonus in un sistema salariale dignitoso. In una situazione come la nostra, invece, tale promessa ha più il sapore amaro delle prebende feudali che permettevano ai seguaci più vicini al signorotto di turno di uscire dalla povertà, restando poco più che poveri;
3. I miei colleghi “post-concorso”, avendo perso quel treno, sono stati costretti a di tutto e di più per riuscire a coronare il loro sogno di insegnare (TFA, PAS, ecc. ecc.), e hanno affrontato prove e spese. Non mi sembra giusto, ora, dir loro: “abbiamo scherzato”. È vero che il Suo Governo non ha colpe dirette in questo (anche a ciò mi riferivo nella prima ragione per cui non ho aderito allo sciopero del 5 maggio), ma credo che si debba provvedere, comunicando tempi e modi, ad affrontare nel modo più corretto le situazioni di tanti validissimi docenti;
4. Infine, gentile Presidente, siamo tutti un po' preoccupati dalle tante deleghe legislative sui settori chiave previste da questa riforma. Essendo abituati a 30 anni di “riforme” che hanno significato in realtà solo tagli, la sensazione che anche questa, messa in mano al Governo senza dibattiti parlamentari, si risolva in un ennesimo taglio di fondi alla Scuola Pubblica, è naturalmente forte.

RingraziandoLa per l'attenzione, e augurandoLe un buon lavoro, La saluto cordialmente.


Prof. Cesare Bartoccioni
Docente di Lingua Inglese
Scuola Secondaria di I grado, IC Verucchio (RN)

15 maggio 2015

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