Dedicato al mio cugino "tailandese" e alle sue vicissitudini nel traffico di Bangkok...
GIORNATA DI UNO
SBIRRO
Era quello che aspettava.
Anche oggi era successo.
E anche oggi si era guadagnato la pagnotta.
Il ragazzo di fronte a lui sembrava una persona per bene, ma lui
aveva una famiglia a cui pensare.
E poi, in fondo, era solo un Falang.
“Lei ha superato la corsia continua.”
“Che?” Il ragazzo era attonito, non capiva perché quel
poliziotto basso, grasso e sudato lo avesse fermato in mezzo a tutto
quel traffico. Anzi, non sapeva nemmeno come era riuscito a sfilarsi
dalla bolgia di camioncini e motorini per riuscire ad accostare la
piccola utilitaria alla garitta del vigile.
“Lei ha superato la corsia continua.” Il poliziotto lo stava
guardando con lo sguardo severo e gli occhi stretti in due fessure da
cui, sembrò al ragazzo, sembrava trasparire più un sadico
divertimento invece dell'inflessibilità che la guardia si sforzava
di esprimere.
Il ragazzo seguì con lo sguardo il dito indice con cui il poliziotto
indicava la doppia corsia del semaforo appena attraversato.
“Corsia continua. Non si può superare. È una grave infrazione!”
Il vigile continuava a guardare il ragazzo con tutta la durezza che
il suo ruolo gli permetteva, pur non avendo le physique du
rôle necessario,
riuscendo comunque, anche
se involontariamente, a
sortire l'effetto desiderato, non per i dubbi meriti della sua
professione, ma
più per
gli evidenti demeriti della sua persona.
La camicia color cachi macchiata di
sudore alle ascelle, la fronte madida e il fetore di pesce marcio che
emanava dall'alito ridussero infatti subito il ragazzo a miti
consigli.
In un primo momento aveva pensato di
far notare allo sbirro che lì era pieno di camion con carichi
sporgenti, scooter con due o tre persone sopra senza casco, e alcuni
anche senza cervello, auto che se ne andavano per i fatti loro,
motorini contromano e veicoli di ogni tipo che attraversavano in
orizzontale e in diagonale da qualsiasi direzione, ceffi che a occhio
e croce avrebbero dovuto stare in galera e non sulle strade. Ma
lasciò perdere. Quello che desiderava ora con tutte le sue forze era
andarsene da quella situazione surreale e da quella bolgia di
incrocio dove mezzi di ogni tipo gli mulinavano intorno come mosche
impazzite sullo sterco di un cavallo.
“Mi dispiace, agente, sono
desolato.” disse, abbassando gli occhi e cercando di mettere su
una faccia remissiva.
Il poliziotto accennò un rapido
ghigno, fu solo un'ombra, ma il ragazzo lo
percepì nitidamente.
“Sono 500 baht di multa.”
Il ragazzo tirò un sospiro di
sollievo. 500 baht non erano poi una gran somma, più o meno 12 euro.
Il poliziotto sembrò notare l'espressione rinfrancata del ragazzo, e
lo squadrò con occhi cattivi.
“Io prendo 300 baht al giorno, sa?
E non riesco a sfamare la famiglia...”
Il ragazzo cercò le parole giuste
per rispondere, ma non ce n'era bisogno.
“Devo ritirarle la patente.”
“Cosa?”
“Infrazione grave. Linea continua.
Al semaforo. C'è il ritiro della patente.”
Il ragazzo si diede un'occhiata
intorno, guardando la
bolgia infernale dell'ora di punta. Infrazione grave? All'improvviso
si accorse che il poliziotto non aveva ancora scritto niente sul
taccuino delle multe, e si accorse anche di una vaga espressione
ammiccante negli occhi del vigile.
Si guardò intorno con
circospezione, infilando nel contempo la mano destra in tasca. Lo
sguardo occhialuto del Re sembrò anch'esso ammiccargli dal viola
della banconota.
“Ecco, per lei e per la sua
famiglia.”
Lo sbirro prese la banconota e se la
fece sparire in tasca con un movimento fluido e rapido del
tutto inaspettato per il
portamento goffo e tozzo fino
a quel momento esibito.
“E la prossima volta guidi con più
prudenza.”
“Certo, agente. Grazie, e mi scusi
ancora.”
Un ghigno a 32 denti gli si stagliò
sul volto, mentre il Falang se ne tornava in mezzo alla bolgia del
traffico dentro la sua auto. Un'auto piccola, economica, ma che lui
non avrebbe mai potuto comprarsi.
Si accarezzò il taschino della
camicia dove aveva riposto il bottino. Quella sera stessa avrebbe
portato sua moglie a cena fuori.
Fu una serata bellissima, le
ostriche erano squisite e la moglie felice.
Ordinò anche una buona bottiglia di
bianco italiano, che avrebbe bevuto alla salute del Falang di quella
mattina.
Poi iniziarono i problemi.
All'inizio fu solo un leggero senso
di pesantezza allo stomaco, poi i dolori si fecero acuti, e
non riuscì a trattenere le feci e il vomito.
Fu subito assistito dal personale
del ristorante. Quando fu di nuovo in grado di capire dove si
trovasse, il maître gli si avvicinò accennando un rapido ghigno. Fu
solo un'ombra, ma lui lo percepì nitidamente.
“Lei è ubriaco.”
“Cosa? No, che... sono state le
ostriche!”
“No, le nostre ostriche sono
buone. Lei è ubriaco, vede?”
Il maître gli mise davanti la
bottiglia di vino vuota. Strano, non si ricordava di averla bevuta
tutta. Ma capì subito l'antifona.
“Io devo chiamare la polizia. Lei
è ubriaco... e ha disturbato i miei clienti...”
Il maître restò tuttavia chinato
di fronte a lui, non fece nessun cenno di mettere in pratica la
minaccia. Se ne stava come in attesa. E la reazione prevista non si
fece attendere.
Valutò la situazione. Era chiaro
che il maître non avrebbe mai permesso che il suo ristorante
rischiasse una cattiva reputazione per le ostriche andate a male, e
d'altra parte lui non poteva rischiare che i suoi colleghi lo
vedessero lì, tacciato di ubriachezza molesta, dovendo magari anche
spiegare come poteva permettersi quel ristorante di lusso con la sua
misera paga da sbirro.
Abbassò quindi gli occhi, cercando
di mettere su una faccia remissiva.
“Mi dispiace, sono desolato.”
Una sinistra luce brillò negli
occhi del maître.
“Sono 1000 baht. Per i danni.”
Era fregato.
“Certo. Certo...”
Si frugò nel taschino interno della
giacca. Lo sguardo occhialuto
del Re sembrò anch'esso brillare della stessa luce sinistra dal
viola delle due banconote.
Il maître fece sparire le banconote
nel taschino dello smoking con un movimento fluido e rapido,
perfettamente in linea col
suo fine portamento.
Lo aiutò quindi a rialzarsi e lo
accompagnò alla porta.
“Sono 400 baht.”
“Come, scusi?”
Il maître gli sorrise.
“Il conto. Due piatti di ostriche
a 100 baht l'uno, e la bottiglia di vino da 200 baht. Un'ottima
scelta.”
Cesare Bartoccioni
29 luglio 2014
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