Un anno da pirata - nota sui personaggi

"Ogni scrittore è uomo del suo tempo", diceva il Prof. David Murray, mio docente e mentore ai bei tempi dell'Università degli Studi di Urbino.
Già nel mio primo romanzo di ampio respiro, Deanor, l'ispirazione per la caratterizzazione dei personaggi deriva direttamente dalle persone a me vicine e prossime, soprattutto del mio paesino natale di Pianello di Cagli.
Un anno da pirata non fa, naturalmente, eccezione, e i personaggi che lì vivono e agiscono sono vivi attori dell'ambiente che mi circonda, familiare e di lavoro.
Caratterizzare un personaggio significa immedesimarvisi totalmente, senza remore e senza filtri, senza se e senza ma. Come disse una volta Hemingway, si tratta semplicemente di sedersi a una macchina da scrivere e iniziare a sanguinare. È così che dev'essere, e così è stato. Va da sé che prendere spunto da persone del mondo reale, oltre a rendere i personaggi più veri e realistici, rende il tutto, alla fine, anche più divertente.
Divertente per me scrivere, e divertente per i miei lettori il tentare di riconoscervisi o di riconoscere qualche persona vicina.
I personaggi di Un anno da pirata sono così, hanno qualcosa di qualcuno e qualcosa di qualcun altro, a volte solo una frase, a volte un'espressione, a volte un modo di fare, a volte una semplice sfumatura.
Alcuni contengono più persone reali, e magari una persona reale è divisa tra più personaggi. Altri, invece, nascono nativi nel romanzo e ivi si gestiscono da soli; io li devo solo osservare accettando e assecondando il loro destino che, con libero arbitrio, si dipanano innanzi.
La figura di Sweet John, tuttavia, fin dal nome e fino ai modi, è ben identificabile con il mio amico, collega e mentore Prof. Giovanni Dolci, che mi onora con una sua introduzione durante la presentazione del romanzo alla Feltrinelli di Rimini venerdì 8 aprile 2016.
Lo sviluppo del romanzo, soprattutto nelle parti finali, deve molto, infine, ai preziosi consigli e suggerimenti di mio padre Gianmarco, uno dei miei lettori più fedeli che già ai tempi di Deanor si accorse, unico, di una impercettibile sfasatura.
C'è anche lui, naturalmente, in questa storia. Ci siamo un po' tutti. C'è il sogno e la realtà, c'è il conscio e l'inconscio, e naturalmente il subconscio che è sempre in mortale agguato.
E, sì, c'è anche David Murray.


P.S.: 8 aprile 2018... il vero René De Boer, di cui ho scoperto solo di recente l'esistenza, è uno stimato (penso) scultore olandese contemporaneo, che naturalmente nulla c'entra con questo romanzo. Non credo che abbia mai fatto il pirata nei Caraibi del diciassettesimo secolo...

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